Articolo 2 su 6 del fascicolo Policies 2.0

La situazione attuale richiede forme di Politica 2.0 per il fatto che (1) agendo senza cercare di “coprirsi le spalle” nei confronti dell’establishment politico, ed (2) attuando politiche di tipo tradizionale
non si è in grado di sviluppare programmi realmente innovativi (non si è in grado, ad esempio, di realizzare una reale Democrazia partecipata).

(introduzione sinottica al documento PDF “Policies 2.0 per un movimento outsider”, parte 1)

Oggi la Democrazia europea non funziona, crea problemi come povertà e caos sociale, ma nessuno sembra rendersi conto – se non a parole – che è necessario cambiare.

Il fatto è che oggi si continua ad usare, per cercare di risolvere i problemi, lo stesso modello che ha creato tali problemi. In tale errore incorrono anche i Movimenti che vogliono cambiare le cose, finendo per perseguire strade che presto li portano a fallire i loro traguardi, e a perdere il consenso popolare che li ha portati temporaneamente ad occupare cariche di potere.

Ovvero oggi è necessario passare ad un nuovo paradigma della politica che superi il “gioco della Polita attuale” (caratterizzata dall’essere sviluppata “dal di fuori” della vita reale dei cittadini, con una imposizione dall’alto di soluzioni, e quindi, sostanzialmente, dalla incapacità di risolvere i problemi della Società).

E quindi ricorrere a Policies 2.0, ovvero a “politiche” di reale partecipazione nelle quali i cittadini – i detentori dei bisogni che la governance della Democrazia è finalizzata a soddisfare – compartecipano effettivamente alle attività di governance (il che significa, che essi hanno in mano un effettivo potere deliberativo).

Per più di un secolo ci si è nascosti dietro la scusa che non è possibile avere una reale Democrazia nelle Nazioni moderne, perché esse coprono un territorio troppo vasto perché i cittadini possano partecipare effettivamente alle scelte politiche.

Ma ciò non è vero:

1) perché la Democrazia partecipata è comunque una questione locale. E il government a livello nazionale è comunque subordinato a quello locale (di fatto le reali questioni della Democrazia – di soddisfazione dei bisogni dei cittadini – di pertinenza nazionale sono pochissime): la prova di ciò è, ad esempio, il buon funzionamento delle piccole Town di provincia negli USA (dove, appunto, prevale la Democrazia locale; mentre la Democrazia europea opera prevalentemente a livello nazionale).

2) molte cose sono cambiate negli ultimi anni, per cui grazie alle nuove tecnologie di comunicazione interattiva oggi è possibile fare ciò che non è stato possibile fare dalla fondazione della Democrazia fino ad oggi: creare forme di effettiva Governance partecipata – o diretta – a livello locale; ed integrarle a livello sovra-locale (non parliamo solo di Internet, ma anche di strumenti che non creano barriere di competenze, come sono, ad esempio, le macchinette dei bar con le quali si può pagare una bolletta, ed anche, con gli opportuni accorgimenti, votare – si vedano i porgetti definiti nel documento “Policies 2.0 per un movimento outsider”).

Il cambiamento di paradigma necessario oggi, che non è altro che un ricondurre la Democrazia europea al modello di reale Democrazia, è appunto il passaggio da una democrazia “dall’alto” ad una dimensione di reale partecipazione.

Ma la definizione di Politiche 2.0 deve tener conto di più fattori, affinché esse possano avere un effettivo successo, e non portare ad essere esautorati dalle cariche politiche dai “poteri forti”, perdere i consenso popolare, e vedersi infine smantellare quanto di buone si era riusciti a fare.

Ovvero è necessario considerare quale è, nella sostanza delle cose, la situazione che bisogna affrontare:

il sistema di government attuale è blindato: ha raggiunto livelli di potere praticamente assoluto, fondamentalmente per due ragioni:

questione di potere politico: per sviluppare qualsiasi politica alternativa ad esso è quindi necessario sviluppare politices che permettano di uscire indenni dagli ostacoli messi in atto da Media, Magistratura, Burocrazia, ecc …

questione culturale: oggi si vive in una dimensione di “egemonia culturale” nella quale i cittadini vivono in una profonda inconsapevolezza: delle effettive necessità e possibilità di cambiare le cose, e della strumentalità di attacchi mediatici e della Magistratura.

● oltre ai problemi politici e culturali, è necessario prendere in considerazione uno dei fattori che oggi impedisce di sviluppare una reale innovazione nel settore della governance partecipata, il problema della tecnologia: oggi si vedono soluzioni che pretendono di essere innovative, ma che in sostanza non lo sono affatto.

(Ad esempio i Social network come Facebook e come MeetUp sono impostati come dei “passatempo” con i quali non è semplicemente sviluppare azioni di effettiva partecipazione. E piattaforme come Rousseau sono lontane dall’essere strumenti di Democrazia partecipata).

Vedi anche i documenti “Considerazioni sulla democrazia digitale”, “Policies 2.0 per un movimento outsider

Le contromisure sono:

definire politiche che si sviluppino al di fuori del terreno della attuale Politica, campo nel quale i “poteri forti” hanno un potere assoluto nei confronti dei nuovi venuti.

Si tratta di portare le proprie azioni – già dall’inizio del prorpio mandato – su di un terreno nel quale si rendano vane le controffensive dell’establishment. Ovvero la via è, come indicato nel documento “Policies 2.0 per un movimento outsider”, sviluppare un nuovo “potere partecipato” che sia in grado di neutralizzare qualsiasi azione di ostruzione da parte dei poteri istituzionali.

Ciò è possibile integrando in modo effettivo la cittadinanza nella gestione del government. Creando strumenti di reale partecipazione al government ed alla amministrazione della PA; e promuovendo azioni di “politica dal basso” basate su cause universali, che coinvolgano cioè in modo trasversale cittadini di diverse convinzioni politiche.

In questa modalità si assume appunto un potere che nessuno, per quanto detentore di un potere forte, può permettersi di ostacolare senza perdere il consenso alle successive elezioni.

● per quanto concerne il problema delle tecnologie, è necessario sviluppare una reale innovazione che permetta di sfruttare le potenzialità offerte dalla attuali tecnologie consumer (vedi i nuovi strumenti definiti in alcuni progetti come “Open Government Platform”, con le varie declinazioni come Rappresentanza 2.0, Open PA, ecc …. E vedi anche le soluzioni illustrate in documenti come “Policies 2.0 per un movimento outsider”, uno “Smart-approach per le Smart city [brochure]”).

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