Articolo 1 su 6 del fascicolo Policies 2.0

l’equivoco sulla partecipazione

Riflessioni sulla situazione attuale del M5S rispetto alla sua identità:
perché il M5S rischia di non riuscire a sviluppare i suoi programmi, e
di perdere il consenso popolare.

l’equivoco alla base del fallimento delle “politiche partecipate”

Alla base delle strategie dei Movimenti o Partiti che sostengono di voler sviluppare una Democrazia partecipata vi è, a tutt’oggi, un equivoco che rende inutili i loro sforzi (e pian piano porta a scemare il consenso nei loro confronti).

L’equivoco: oggi i Movimenti come il M5S attribuiscono alla parola partecipazione politica il significato di partecipazione come coinvolgimento delle persone nella loro azione politica (come era ad esempio per il PCI e Lega Nord).

Mentre in realtà il termine partecipazione – riferito alla Democrazia partecipativa, anche nelle sue forme più elementari – si riferisce ad una forma di partecipazione antiteticamente differente. Ovvero

la reale partecipazione democratica
implica una partecipazione dei cittadini
ai processi di government ed amministrazione del territorio.

Oggi vi sono quindi due concezioni differenti, al punto da essere antitetiche: la prima esclude la seconda.

O meglio, riassumendo: nella prima – che è quella adottata fino ad ora dai Movimenti e Partiti in Italia; vedi, ad esempio M5S1non vi affatto la partecipazione effettiva dei cittadini alle attività “politiche” (governance) del territorio che sarebbe implicita nel termine Democrazia partecipata.

Ovvero in tal caso l’obiettivo è il coinvolgimento delle persone in un “dibattito politico” che non ha una influenza diretta sulle decisioni prese dalle istituzioni politiche.

Mentre nella seconda – la reale Partecipazione democratica – si sviluppa una effettiva partecipazione dei cittadini ai processi decisionali istituzionali.

Il problema della attuale scarsa partecipazione risiede appunto nel fatto che oggi si offre la pseudo-partecipazione del primo caso: una partecipazione superficiale ed estemporanea che i cittadini, afflitti da una cinquantennale esperienza di delusioni, considerano essere priva di prospettive concrete (una perdita di tempo).

In questo caso non si considera che la situazione sarebbe invece totalmente differente se si sviluppassero strumenti di reale partecipazione (approfittando di posizioni di potere all’interno delle istituzioni), e quindi

si invitassero i cittadini a partecipare ad Assemblee istituzionali nei quali essi possano portare idee dalle quali si possano sviluppare progetti esecutivi che divengano azioni concrete sul territorio

(in alternativa a quelle finora proposte dall’alto dalle Istituzioni politiche).

( – fine abstract ––)

le conseguenze degli errori di applicazione delle “politiche partecipate”

Il problema nel perseguire questa strategia è – oltre ad un problema di principi che crea una crisi di identità nel movimento – un problema pratico, poiché agendo in questo modo non solo non si è in grado di sviluppare le proprie strategie, ma si arriva ad un punto in cui i cittadini perdono la fiducia nel Movimento (che appare sviluppare una politica indifferenziata rispetto a quella degli altri Partiti), e si perde il consenso popolare che aveva permetto al Movimento di raggiungere posizioni di potere istituzionale.

Questo problema non può che essere risolto con la creazione di strumenti (e new pratices) di reale partecipazione che mettano nei cittadini un potere reale (strumenti che, appunto, divengono un sostegno di fondamentale importanza per la difesa delle strategie del Movimento – e che possono poi, in futuro, essere utilizzati per sviluppare tali strategie anche nel caso in cui il Movimento venisse estromesso dalle cariche istituzionali).

Nel progetto dell’Iniziativa Riforma dal Basso si definiscono strumenti .e metodologie in grado di creare una reale partecipazione sia in quanto

strumenti di Government/Amministrazione partecipati (che agiscono in parallelo rispetto agli organi istituzionali); sia come

strumenti in grado di migliorare le forme attuali di rappresentanza (vedi progetto “Rappresentanza 2.0, o rappresentanza partecipata”).

Come illustrato nel progetto IRDB, grazie a tali strumenti è possibile sviluppare un percorso di riforma dal basso del sistema Politico/Amministrativo attuale (l’unico modo di riformare la Democrazia attuale verso una reale Democrazia partecipata è di farlo attraverso un percorso di partecipazione!). Un percorso nel quale

si recuperano i due fattori fondamentali per
il buon funzionamento delle Democrazia partecipata:
responsabilizzazione e capacità di fare dei cittadini
(di co-gestire il territorio).

In tale percorso si ottiene infatti una responsabilizzazione dei cittadini – praticando direttamente attività partecipate, tra le altre cose, essi si rendono conto che se le cose continuano ad andare male è perché essi non partecipano. E si ottiene quindi una stimolazione dei cittadini ad intervenire nei processi di governance – poiché, grazie ai nuovi strumenti, essi possono finalmente sperare di veder realizzate le idee da essi prodotte nella frequentazione quotidiana del territorio2.


1 il difetto nel manico del M5S, che gli impedisce di ottenere un solido consenso, come si vede più avanti, e di mantenere la partecipazione confinata all’interno di un circolo ristretto di militanti [vedi anche documento “Linee di governance advising per un Movimento outsider (che abbia raggiunto cariche istituzionali)”]

2 In questo modo, cioè, si sviluppano nei cittadini conoscenze nell’unico modo possibile per l’uomo: imparando nel fare.

Vedi fascicolo:

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