Articolo 4 su 5 del fascicolo Strategie di Partecipazione

L’Iniziativa Rappresentanza 2.0 è concepita per
far fare un salto di qualità alla Democrazia,
RIMETTENDO LA POLITICA IN MANO AI CITTADINI.

Con l’Iniziativa Rappresentanza 2.0  si definisce cioè un nuovo modello di Rappresentanza (“Rappresentanza vincolata” o “Rappresentanza diretta o partecipata”) nel quale il Rappresentante (in Parlamento, Consiglio comunale, ecc …)  è vincolato alla Volontà dell’elettore: un Contratto di valore legale lo costringe a seguire, nella sua attività politica, le indicazioni degli elettori (attraverso una piattaforma Web si mettono a disposizione dei Cittadini  strumenti di verifica e dialogo); ed in casi estremi, a rimettere il suo mandato nelle loro mani.

L’Iniziativa Rappresentanza 2.0 fa parte del più generale progetto Iniziativa Riforma dal Basso che introduce una nuova forma di Politica dei Cittadini che si organizzano “dal basso” per attuare forme di Government del territorio “in parallelo” rispetto alle Istituzioni (in modo indipendente da esse).

L’iniziativa è divisa in due parti:

  • Rappresentanza locale (prima sezione)

  • Rappresentanza nazionale (parlamentare) come espressione diretta della volontà locale.

introduzione

  1. fae routine … interessante .. mobilitare .. cittadini .. in referendum popolare .. contor le scelte ritenute non corrette da parte dell’asspelea ..

primissima introduzione

La Democrazia europea è arrivata ad un punto in cui non essa è più in grado di risolvere i problemi che crea: sia i Cittadini di Destra che quelli di Sinistra sembrano essere d’accordo sul fatto che essa debba essere riformata.

  Ma i tentativi di riforma attraverso il “gioco dei Partiti” (l’ambito della “Politica istituzionale”) hanno dimostrato, negli ultimi decenni, di non essere in grado di produrre alcun risultato.

Questa impossibilità di cambiare le cose deriva dal fatto che

l’attuale Sistema politico è “blindato”.

Ovvero le Istituzioni (Partiti politici e “poteri di vario genere”), modificando pian piano le regole a loro favore,  hanno guadagnato una condizione di “potere assoluto”  che permette ad essi la possibilità di difendere in modo inattaccabile la loro attuale condizione di potere.

La riforma del nostro Sistema democratico non può essere quindi attuata né da un Partito (si vedano vari i tentativi  presto annullati da Leggi di segno contrario);  nè da un Movimento esterno all’arco parlamentare  (la blindatura del Sistema politico istituzionale permette, ad esempio, di “bloccare”, con scuse di vario tipo, iniziative dal basso come i referendum). [vedi su questo argomento i documenti “Iniziativa riforma dal basso: introduzione” e “Verso una nuova democrazia: riflessioni sulla democrazia moderna:  una terza via alle riforme” disponibili su lucabottazzi.com]

Nel progetto Iniziativa Riforma dal Basso (di cui l’Iniziativa Rappresentanza 2.0” fa parte) si individua una modalità alternativa di fare Politica:

una nuova forma di Politica dei Cittadini
che si organizzano “dal basso”
per attuare forme di Government del territorio
“in parallelo” rispetto alle istituzioni
(in modo indipendente da esse).

Si tratta di una forma di Politica assolutamente legittima, poiché le metodologie adottate in I.R.D.B., come nell’iniziativa Rappresentanza 2.0, non sono che una interpretazione ottimale di Leggi e normative attuali. E sono una forma di Politica efficace poiché permette ai Cittadini di attuare, a livello locale,

una “riforma de facto”
della attuale Democrazia
dalla quale non si può più tornare indietro

Ovvero i Cittadini possono, attraverso le Iniziative di I.R.D.B. pian piano trasformare, a livello locale e ultra-locale, l’assetto organizzativo della vita sociale (servizi, infrastrutture, ecc …) in modo sostanziale (e perfettamente legale).

E nessuna Istituzione potrà più chiedere ai Cittadini di recedere da una dimensione di qualità di vita migliore: i Partiti che cercassero di bloccare tale tipo di Riforma verrebbero bocciati alle successive elezioni.

Si tenga conto che un fattore determinante per lo sviluppo di questo tipo di cambiamento, fattore prodotto da iniziative dal basso come quelle i IRDB, è la crescita della consapevolezza del Cittadino a riguardo delle reali cause dei problemi attuali e delle effettive possibilità di migliorare le cose. Fattore che nasce, appunto, con il poter toccare con mano i benefici dei cambiamenti, anche a livello ultra-locale.

L’Idea su cui si basa IRDB è  di incunearsi nella Politica istituzionale passando per la porta di servizio, sfruttando gli spazi lasciati aperti dalla Politica istituzionale.

Vi sono infatti due fattori (opportunità) su cui si può contare:

1) le Leggi permettono ai Cittadini di esercitare già oggi una certa misura di Government partecipato (le Istituzioni hanno concesso queste Leggi per ragioni demagogiche, pensando che i Cittadini non abbiano la capacità di sfruttarle a fondo);

2) e, per quanto la Politica istituzionale si sia arroccata in una posizione apparentemente inattaccabile, essa non ha ancora eliminato le Elezioni (pensando che comunque i Cittadini non siano in grado di organizzare liste “dal basso” competitive): nel 2012, benché il Governo Monti abbia congelato le Elezioni, i Cittadini hanno sfruttato le elezioni locali per bocciare i Partiti che appoggiano tale governo.

Un nuovo modello di Rappresentanza

Sfruttando queste opportunità, l’Iniziativa Rappresentanza 2.0 (e più ingenerale l’Iniziativa Riforma dal Basso) propone  un nuovo modello di rappresentanza  (“Rappresentanza vincolata” o “Rappresentanza diretta o partecipata”).  Ovvero un nuovo modello di elezioni, perfettamente legale, che permette ai Cittadini di riguadagnare quello spazio di partecipazione oggi ad essi negato.

In sostanza in Rappresentanza 2.0 si definisce il  recupero del modello realmente democratico  di rappresentanza  che si basa in primo luogo su una forma di Elezione nella quale il candidato viene vincolato alla volontà dei Cittadini che lo scelgono. Più nello specifico, in questo caso:

il Rappresentate, grazie alla stipula di un contratto di valore legale, è costretto ad agire
in funzione delle indicazioni dei suoi mandanti

(con l’iniziativa si mettono a disposizione dei Cittadini, tra le altre cose, strumenti di verifica e dialogo); e, nel caso in cui l’operato del Rappresentante sia in contrasto con la volontà di chi lo ha scelto, esso è costretto, per contratto, a rimettere nelle mani dei suoi mandanti, il suo mandato – con alcuni espedienti esso viene forzato a farlo).

Con questo nuovo modello di rappresentanza innestato nella attuale forma di Politica parlamentare (ciò vale anche, e soprattutto, nella fase iniziale, per le Assemblee locali: Regione, Comune e Circoscrizione), i Cittadini possono quindi,  senza aspettare “favori” da parte delle Istituzioni (che non verranno mai), attivarsi per migliorare la gestione della Cosa pubblica (per lo meno, inizialmente, a livello locale). Risolvendo, in questo modo, il problema del deficit di potere da parte delle attuali forme di intervento sul territorio da parte di gruppi organizzati di Cittadini  (come è per i “Comitati spontanei”, le azioni dei quali sono oggi condannate all’inefficacia, a causa del loro operare totalmente al di fuori del “gioco dei partiti”).

[] ALCUNE CONSIDERAZIONI PRELIMINARI

(capitoli estratti dal documento “Verso una nuova democrazia”, disponibile alla pagina Web lucabottazzi.com)

– – da qui messo in Oltre la Social-Democrazia – –
4 PP

il problema della attuale Democrazia rappresentativa: L’ASSENZA DI RAPPRESENTATIVITÀ

Quali sono quindi gli strumenti specifici che dovrebbero permettere ad una Democrazia rappresentativa di funzionare?

In base alle risposte che otterremo potremo chiarire il primo punto:

l’attuale  Democrazia Europea
non solo non è una reale Democrazia, ma
NON È NEMMENO UNA REALE  DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA

Il problema più importante della attuale forma di Democrazia rappresentativa risiede nella mancata esistenza di una reale relazione tra Cittadino e suo Rappresentante parlamentare: i Cittadini si interessano della gestione del Governo della Nazione solo  al momento delle elezioni (ed anche in questo caso, in modo assolutamente parziale). Un problema di fondo che mina alla base il funzionamento del nostro sistema di governo.

che cosa è (sarebbe) una Democrazia

La Democrazia, per definizione, è una «forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi» (Treccani) (inoltre la nostra Costituzione recita: «La sovranità appartiene al popolo (…)» art.1).

Il Cittadino in Democrazia è quindi il Sovrano  (colui «che sta sopra, più in alto di tutti gli altri» Treccani), è cioè l’unico individuo che possa esercitare un Potere.

Per comprendere meglio la questione, è necessario comprendere che esiste una profonda differenza tra il concetto di Governo (l’azione del governare) e quello di Potere (esercizio della Sovranità).

Le Istituzioni, in Democrazia,  hanno il compito di Governare: stare al “timone della nave” (gŭbĕrnum), che significa manovrare la nave in base ai comandi ricevuti (impartiti da chi comanda, ovvero detiene il Potere).

Ovvero

in Democrazia
LE ISTITUZIONI DEVONO ESSERE COMANDATE
DA “CHI HA IL POTERE” (detiene la Sovranità):
i Cittadini

(si commette un errore fondamentale quando si parla di Poteri in democrazia: non esiste potere che non sia quello dei Cittadini – le Istituzioni possono solamente ricoprire “funzioni”: è “anticostituzionale” affermare che un Governo è “la Potere”).

In una vera Democrazia lo Stato (Governo e Parlamento) è quindi una sovrastruttura che non può prendere decisioni, ma solo trovare il modo per mettere in atto “tecnicamente” le decisioni prese dai cittadini. Qualsiasi regime che quale si sottragga, anche solo in parte, a questa regola (al potere ai Cittadini) non può essere definito Democrazia: è una oligarchia.

Questo aspetto della Democrazia è di importanza fondamentale, non per una questione morale (non solo), ma per una questione “tecnica”. Non importa quanto le persone che gestiscono il potere in Democrazia al posto dei Cittadini siano “illuminate”: la Democrazia, essendo una forma di governo “razionale”, per poter produrre risultati positivi, deve rispettare i suoi Principi razionali di funzionamento. In caso contrario tale sistema produce risultati  imprevisti ed incontrollabili.

Principi e strumenti della Democrazia rappresentativa

Si ha quindi una vera Democrazia quando i Cittadini esercitano la loro Sovranità, ovvero partecipano alle questioni di governo della Cosa pubblica. Nel fondare la Democrazia europea (sostanzialmente differente da quella USA, fondata in precedenza) si è sostenuto invece che sia possibile sostituire la fondamentale qualità di partecipatività con la rappresentatività.

Ma, di fatto, nemmeno questa qualità è rispettata: come vedremo, nella attuale Democrazia europea vi è infatti una una sostanziale assenza di rappresentatività.

Vediamo quali sono gli strumenti che i Cittadini dovrebbero avere a disposizione in una Democrazia rappresentativa, per fare in modo che i rappresentati parlamentari rappresentino effettivamente le loro volontà.

Lo scopo “ideale” delle Democrazia rappresentativa sarebbe quello di

permettere ai Cittadini di mettere il naso
negli “affari di governo”, in misura per lo meno sufficiente
per fare in modo che
I PARLAMENTARI
SOSTENGANO EFFETTIVAMENTE LE LORO VOLONTÀ

(ovvero i loro reali bisogni).

La rappresentatività è una modalità di “governo” inventata dall’uomo, e messa a punto da esso  in millenni di esperienze, per poter gestire organizzazioni composta da più persone (modalità utilizzata nel Villaggio, nel Circolo culturale, nell’Azienda, nel Condominio, ecc…); si tratta di organizzazioni nelle quali non tutte le persone ad esse appartenenti possono essere presenti in alcune fasi della loro gestione.  In questo caso i Rappresentati curano gli interessi di tali persone.

Tipica forma di rappresentanza è quella  dell’Amministratore di Condominio (o di una Azienda), il quale ad esempio, è incaricato di trovare il miglior modo di risolvere un problema (può trattarsi, ad esempio, di dover risistemare la facciata del Condominio).

Si noti che in tale caso sono sempre i Condomini a decidere di dover fare un lavoro: l’Amministratore si attiva semplicemente per trovare un modo di gestire “tecnicamente” le varie spese. Ma in ogni caso non è mai l’Amministratore a fare delle scelte: quando si deve affrontare un’”Opera”, egli propone ai Condomini più modalità di intervento, ovvero più preventivi, e questi ultimi scelgono l’opzione che ritengono essere la migliore (o, importante, decidono di non fare il lavoro se si preventiva una spesa eccessiva).

Prendiamo ad esempio il caso della tinteggiatura della facciata del Condominio: se deve essere individuato un fornitore vi saranno fatte più riunioni specifiche nelle quali i Condomini ed il loro “delegato” approfondiranno la questione.

Questo è il punto fondamentale: in questo caso di reale rappresentazione degli “elettori” (i deleganti), il Rappresentate discute con gli elettori ogni questione specifica (non si consulta con i condomini una volta per tutte per essere eletto, come avviene invece nell’amministrazione dello Stato, ma è in continuo contatto con loro; e discute con loro di ogni questione specifica: le decisioni sono comunque prese dai Condomini).

Nel caso dell’amministrazione del condominio vi è un’altra qualità fondamentale di un regime rappresentativo: i Condomini possono fare esperienza diretta ed immediata delle conseguenze delle azioni messe in atto dal loro Amministratore. Se essi vendono, ad esempio, che l’impresa di decoratori che sta dipingendo la facciata esegue i  lavori in modo non corretto, o utilizza materiali scadenti, sono in grado di protestare immediatamente con l’Amministratore (e, in casi particolari, lo possono “licenziare”).

Questa è l’unica tipologia di rappresentanza che garantisca una reale soddisfazione dei bisogni delle persone (perchè messa a punto dall’uomo in secoli di esperienze) .

La Democrazia è una sorta di Condominio di maggior estensione. Condominio, nella accezione volgare, significa “Diritto di proprietà comune a più persone, comproprietà” (Treccani). Ma, poiché, il termine è composto da “con” e “dominium”, essendo dominium=potere, condominio significa anche contesto nel quale più persone esercitano il loro Potere: la loro Sovranità1, appunto, che è la qualità di base della Democrazia.

In effetti la Nazione è di proprietà dei vari Cittadini (le terre e le case sono di proprietà delle persone, a differenza dei regimi totalitari come il Comunismo, nei quali ogni cosa appartiene allo Stato).

L’esempio del Condominio illustra come in un sistema Democratico il Rappresentate dipenda  totalmente dalla volontà dei “proprietari”: esso non può prendere decisioni, ma deve semplicemente eseguire  le decisioni dei Condòmini (dopo essersi consultato direttamente con i suoi mandanti). Il Rappresentante si muove con una autonomia “relativa” rispetto alle volontà dei Proprietari    (in altri termini: in Democrazia non possono esserci di fatto, Istituzioni “indipendenti”, poiché ogni Istituzione deve dipendere dalla Volontà del Cittadino).

Ovvero le decisioni sono sempre decisioni dirette dei Condomini, ed

IL RAPPRESENTATE È SEMPRE SOLO UN ESECUTORE (“TECNICO”)
DELLA LORO VOLONTÀ DEI MANDANTI

(nel caso in cui prenda decisioni “indipendenti”, l’Amministratore è perseguibile per legge!).

In una Democrazia realmente rappresentativa si dovrebbero quindi poter applicare gli stessi principi di funzionamento dell’Amministrazione di un condominio o di una azienda, o (pur dovendo, ovviamente, vista la complessità del Sistema di amministrazione di uno Stato, presentare metodologie in parte differenti).

Quali sono i Principi applicati in tali forme di amministrazione?

Per quanto riguarda “consigli di amministrazione” di un condominio o di una azienda, primo luogo (1)  la scelta del Rappresentante è realmente “libera”: tra tutti i potenziali amministratori esistenti nell’area viene scelto quello che gli sembra più meritevole di fiducia (gli stessi principi valgono, ad esempio, per il rappresentate che si utilizza per le faccende legali: l’Avvocato).

In secondo luogo (2) il Cittadino  intraprende con il suo Rappresentate un dialogo continuo per poter mettere a punto le strategie specifiche  di “soddisfazione dei bisogni”.

Ed in terzo luogo, trattandosi di una scelta effettivamente libera, (3)  il Cittadino può  revocare il mandato al Rappresentate se l’azione di quest’ultimo non è di suo gradimento.

Nella democrazia attuale non accade nulla di tutto ciò. Infatti attualmente il Cittadino,  nella gestione del mandato da esso attribuito al suo Rappresentate:

  • il Cittadino non sceglie effettivamente le persone che lo dovranno rappresentare: la sua è una falsa scelta, poiché esso è costretto ad esprimere la sua preferenza tra un numero estremamente ristretto di Cittadini scelti da altri per lui (qualche decina contro qualche milione di persone viventi nella sua area). E’, sostanzialmente, la stessa scelta che Fidel Castro concede ai Cittadini cubani, quando presenta alle elezioni una sua lista di candidati (tutti ufficiali dell’esercito), affermando che le sue sono le elezioni più democratiche del mondo (egli non ha tutti i torti: rispetto alla attuale forma di Democrazia occidentale, la sua si differenzia effettivamente nella qualità positiva di non permettere brogli elettorali).

  • il Cittadino non dispone di un programma d’azione preciso da parte del Candidato, ma solo una promessa d’intenti generica: non vi è, come dovrebbe essere in una Società basata sulle Leggi, un reale contratto dal valore legale (ossia un normale contratto firmato”, che il cittadino possa produrre in Tribunale nel caso in cui non venga rispettato da parte del Rappresentante parlamentare – in sostanza, il Cittadino, in assenza di contratto, non ha assolutamente nessun potere sul suo Rappresentate).

  • il Cittadino non può comunicare con il suo  Rappresentate durante il mandato;

  • in primo luogo il Cittadino non ha il modo di dare suggerimenti al suo Rappresentante: il problema è che, anche se ci fosse un programma realmente vincolante, durante il corso di una legislatura emergono comunque problemi non prevedibili all’atto della definizione del Programma elettorale. Il fenomeno si è particolarmente acuito in questi ultimi tempi, con l’emergere di nuove complicazioni come la Crisi economica globale, e  un evolversi degli eventi sempre più rapido: in questi casi (sono ormai la maggioranza dei casi), il Rappresentante finisce per per agire sempre “di testa sua”.

  • inoltre il Cittadino non ha nessuna possibilità di verificare l’azione del Rappresentate (non esiste un canale che permetta al Cittadino di controllare come il Parlamentare da lui eletto esprima il suo voto nelle votazioni del Parlamento).

  • il Cittadino non può revocare il mandato al Rappresentate (nemmeno quando quest’ultimo inverta completamente la rotta, passando da un schieramento politico ad un altro).

segue seconda parte excursus, era molto più avanti

affiancamento alle istituzioni nazionali

Si è detto che la nostra Democrazia non solo non è di tipo partecipativo, come dovrebbe essere qualsiasi reale Democrazia, ma non è nemmeno, come dichiara di essere, una Democrazia rappresentativa.

Il presente Progetto propone un tipo di attività che è mirato a migliorare la configurazione dell’attuale regime di Democrazia rappresentativa, rendendolo (già dalle prime fasi del processo di riforma) effettivamente rappresentativo (a questo livello il processo di riforma messo attualmente in atto dalla Destra incontra opposizioni poiché in esso non si introduce ancora, in modo esplicito, la questione del Localismo – o Federalismo).

QUELLO DI RIPORTARE L’ATTUALE DEMOCRAZIA AD UN REALE MODELLO RAPPRESENTATIVO È UN PASSAGGIO DETERMINANTE
per poter arrivare a disporre delle basi che premettano di creare, successivamente, un percorso di riforme verso una forma partecipativa di Democrazia

(in caso contrario si rimarrebbe impantanati nell’attuale situazione di demagogia populistica che impedisce qualsiasi tipo di riforme).

Naturalmente è necessario prevedere il tentativo da parte dei Partiti di “infiltrare” un Sistema di questo tipo: elogiandolo, per poi appropriarsene per fini unicamente ideologici, come è stato fatto per le Regioni e le Circoscrizioni. In questo caso la riuscita del processo di riforma dovrebbe essere assicurata da un efficiente (e facilmente accessibile) sistema di Informazione trasparente e di Dibattito pubblico aperto.

Adottando il Sistema definito nel presente Progetto si otterrebbero, già in una prima fase,  molti miglioramenti dell’attuale Democrazia rappresentativa (si tratta di uno step di importanza determinante per poi arrivare ad una corretta definizione della reale Democrazia partecipativa). Vi sarebbe infatti:

  • innanzitutto una scelta del candidato molto più efficace poiché la fase pre-elettorale sarebbe caratterizzata, in questo caso, da un approfondito dibattito sulle questioni più importanti (probabilmente il Sistema darà spazio a nuovi Movimenti politici in grado di presentare alle Elezioni una nuova generazione di “politici”).

  • la possibilità, per i Cittadini,  di effettuare una importante azione di interazione con il loro Rappresentante parlamentare. I Cittadini, con il nuovo sistema, possono infatti, ad esempio, avere con il loro Rappresentante, tra le altre cose: un dibattito su ogni votazione parlamentare da effettuare, o a proposito di nuove Leggi da presentare – un controllo delle sue attività parlamentari; e, al limite possibilità di revocargli il mandato.

Il sistema è efficace per il fatto che esso permette ai Cittadini di intervenire (utilizzando gli strumenti giuridici già esistenti),  attraverso questa nuovo tipi di relazione con Rappresentante da essi eletto, con la sufficiente legittimità, sull’attività del Parlamento (in questa fase ancora in modalità indiretta): proponendo la creazione di nuove leggi, o la modifica o l’abrogazione di  leggi esistenti (a proposito della “forza” fornita ai Cittadini da un Sistema di questo tipo, ricordiamo ancora una volta che il Sistema attuale, per quanto lacunoso, costringe comunque i Parlamentari a passare l’esame dell’opinione dei Cittadini nelle fasi elettorali, e che quindi, per quanto essi possano snobbare le pressioni dal basso della base elettorale durante il loro mandato, essi poi possono venire bocciati alle elezioni – e lo stesso vale, come vedremo, per gli attuali partiti politici, che nel nuovo contesto possono essere soppiantati da movimenti politici “dal basso”).  

Naturalmente per poter avere un dialogo legittimo ed efficace tra gli elettori ed il loro Rappresentate parlamentare è opportuno mettere a punto nuovi accorgimenti (illustrati in seguito). Una delle criticità del dialogo tra Elettori e Rappresentante è, ovviamente, la necessità di individuare gli elettori che abbiano votato quel candidato. In questo caso è  possibile utilizzare più modalità:

– adottare, in parte, il modello istituzionale degli attuali Partiti politici: le persone che propongono il Candidato possono costituire un gruppo organizzato, e quindi “iscriversi” (vedi “Iscrizione certificata”) ad un pseudo-partito Web 2.0  (una sorta di micro-partito ad hoc).

– nel nuovo contesto (almeno nella sua fase matura), i criteri di attribuzione del voto al Rappresentate sono individuabili (seppur segreti per i concittadini).

– sin qui messo in Social-Democrazia –

LA DINAMICITÀ DELLA RAPPRESENTATIVITÀ:
verso la gestione diretta del Government da parte del cittadino

rappresentatività dinamica

Si tenga conto che il concetto di rappresentatività, nel nuovo contesto riformato, cambia sostanzialmente: vi sarà una forma di rappresentatività dinamica.

La rappresentatività si svilupperà in modo differente nelle due principali fasi del percorso di riforma del sistema di Democrazia partecipativa. Sono previste fasi di:

  •  rappresentatività diretta: dinamicità dei mandati parlamentari (e degli organi di governo locali) [prima fase]

  •  gestione diretta del Government [fase più matura]

Nella prima fase di riforma

il Rappresentante non sarà più un “garantito”
per il periodo della Legislatura,
ma il suo mandato diverrà, appunto, dinamico: esso
POTRÀ ESSERE SOSTITUITO DURANTE LA LEGISLATURA.

In pratica, cioè,  sappiamo che durante ogni singola Legislatura ciò che conta è l’opinione dei Cittadini: nella nuova situazione il Parlamento viene realmente a dipendere dai Cittadini non solo al momento del voto, come avviene oggi: nel nuovo contesto i Parlamentari sarebbero sostituiti in continuazione (se necessario) affiché in Parlamento sia sempre rappresentata la reale opinione dei Cittadini.

Con questo metodo (l’unico che può permettere di avvicinare la Democrazia rappresentativa alla concezione originaria di Democrazia) si otterrebbe un regime nel quale non vi sarebbe più una vera soluzione di continuità nell’attività del Parlamento: le eventuali conferme o sostituzioni dei Parlamentari non sarebbero più legate all’evento delle Elezioni (si tratta di ciò che avviene ora, in parte, per le elezioni di Mid-term degli USA).

Si tratta, appunto, di una fase di passaggio verso la Democrazia partecipativa, nella quale il ruolo dei Rappresentati sarà ancora meno importante (si tenga conto che in una Democrazia partecipativa il focus del Government si sposta a livello Locale, nel quale i Cittadini possono gestire direttamente, senza la necessità di servirsi di rappresentanti, molti aspetti della Cosa pubblica). La nuova dimensione sarà una sorta di regime di “referendum permanente”, per ciò che riguarda le attività politiche; e di “amministrazione dal basso” per ciò che riguarda la gestione dei conti di Istituzioni locali e Servizi pubblici).

Questa modalità di Government rappresentativo è indispensabile per affrontare, in modo Democratico (ovvero in modo efficace) i periodi di rapidi cambiamenti come quello attuale, nei quali la situazione contingente cambia già pochi mesi dopo le Elezioni (una efficace gestione “dinamica” del Parlamento è possibile anche grazie agli strumenti illustrati al punto successivo, che permettono al Cittadino di avere un dialogo continuo con il suo Rappresentante).

In questo nuovo contesto il Cittadino prende coscienza del fatto di essere responsabile di ciò che avviene in Parlamento (mentre oggi qualsiasi sforzo di influenzare il Parlamento, al di là delle elezioni, è inutile, nel nuovo contesto diviene chiaramente evidente al Cittadino che il Parlamento si muove in base alle direttive ricevute dai Cittadini: in tale contesto se una persona è insoddisfatta dai risultati dell’attività parlamentare è motivata a documentarsi e ad agire).

Si tratta quindi anche di uno step verso la definizione della Democrazia partecipativa poiché attraverso queste modalità di Democrazia semi-diretta i Cittadini raggiungono il duplice scopo di ottenere la consapevolezza della propria responsabilità per ciò che riguarda la gestione della Cosa pubblica, ed una certa dimestichezza con i meccanismi di Government.

Si noti che attraverso questa nuova modalità di gestione semi-diretta del Government i Cittadini assumono già un ruolo propositivo nei confronti del Parlamento: essi possono non solo revocare il mandato al Rappresentate, o suggerire ad esso azioni politiche. Essi possono anche, attraverso opportuni strumenti (descritti più avanti), proporre leggi (in primo luogo sviluppare idee per la creazione di nuove Leggi) delle quali il Parlamento, in generale, non può non tener conto (in tale contesto, nel caso in cui tali proposte non siano prese in considerazione i Cittadini possono, appunto, revocare il mandato ai rappresentanti responsabili di tale atteggiamento).

Inoltre questa modalità di gestione del Parlamento da parte dei Cittadini rappresenta uno strumento per poter contrastare efficacemente le azioni di opposizione al processo di riforme attuato oggi dalle Istituzioni (ad una azione di “resistenza” da parte di un “Potere parallelo”, ad esempio, si può lavorare più efficacemente in direzione di una riforma di tale Istituzione: una azione intrapresa da una maggioranza, per quanto relativa, di Cittadini non può essere, in democrazia, ostacolata da nessuna forza politica o Istituzione – con il nuovo sistema si perverrebbe, se non altro, ad una forma accesa di conflitto che metterebbe in risalto, agli occhi dei Cittadini, l’illegittimità delle Istituzioni nei confronti del processo di riforma).

Tale contesto politico rappresenterebbe quindi una passo avanti verso la Democrazia diretta.


 INIZIATIVA DI RAPPRESENTANZA  PARTECIPATA PER IL GOVERNMENT LOCALE

[] SINTESI DELL’INIZIATIVA

!! vedi nuovo documento Verso la “Democrazia Diretta” !!

In questa sezione ci si occupa della rappresentanza a livello locale, mentre nella sezione successiva ci si occupa della rappresentanza a livello nazionale, parlamentare.

La questione è quindi, sostanzialmente, che

l’attuale Democrazia non applica il suo Principio di base:
la Sovranità del Cittadino.

La nostra Democrazia oggi è afflitta da due problemi fondamentali: essa è lontana dal suo modello originario (di Democrazia gestita direttamente dai Cittadini, oggi sostituito, a parole, da quello di Democrazia rappresentativa), ma essa non è nemmeno una reale Democrazia rappresentativa.

Con il progetto Rappresentanza 2.0 (di “Rappresentanza partecipata”) si è pensato di ovviare a quest’ultimo grave problema:

RIPORTANDO LA NOSTRA DEMOCRAZIA AD ESSERE
UNA REALE DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA

(mentre con il Progetto più generale, Iniziativa Riforma dal Basso, si prevede anche un recupero della Democrazia diretta, ovvero di un coinvolgimento diretto dei Cittadini nelle questioni di Government locale).

Con l’Iniziativa Rappresentanza 2.0 si definisce un modo per correggere  i problemi della attuale modello di rappresentanza, con una nuova formula che reintroduce in tale modello i vincoli del Rappresentante nei confronti dei Cittadini:

DEFINISCE CIOÈ UNA “RAPPRESENTANZA PARTECIPATA”,
L’UNICA FORMA DI RAPPRESENTANZA REALE
POSSIBILE IN DEMOCRAZIA.

E lo fa basandosi, tra le altre cose, su di un “contratto privato” tra Elettori e Rappresentate che obbliga quest’ultimo a seguire le indicazioni dei primi (in gran parte attraverso gli strumenti offerti dalla piattaforma Web); fino al punto da  rimettere il suo mandato nelle mani degli elettori (grazie ad alcuni espedienti legali).

per gli attuali movimenti

L’Iniziativa Rappresentanza 2.0 permette, tra le altre cose, di  fare un salto di qualità a quei Movimenti spontanei  di Cittadini che da decenni, dall’esterno delle Istituzioni (all’infuori di un Partito, ossia senza avere una rappresentanza nel  Parlamento locale o nazionale) cercano di migliorare le Istituzioni (sul territorio locale, o nella Politica nazionale) non riuscendo, in pratica, ad ottenere nulla a causa dell’impossibilità di dialogare in modo efficace con esse.

La forma di Rappresentanza definita nell’Iniziativa Rappresentanza 2.0, o Rappresentanza partecipata,
PUÒ QUINDI ESSERE ADOTTATA DA ATTUALI MOVIMENTI SPONTANEI

(o da quelli che possono nascere attraverso la piattaforma di IRDB) che in questo caso divengono  divengono l’unico “Partito” a presentarsi ai Cittadini come fautore di Elezioni realmente democratiche; poiché essi divengono  l’unico Partito (o meglio, Movimento) che opera in modalità “veramente democratica” (nella quale i Cittadini scelgono e guidano i Parlamentari durante il mandato).

una radicale ridefinizione della rappresentanza

Il problema della Rappresentanza nella Democrazia moderna non è solo un problema di elezioni (come si pensa quando si propone, ad esempio, la questione del quorum; la quale, di per sé, rimanendo tutti gli altri problemi connessi alla rappresentanza, non incide di molto sul problema generale delle Democrazia).

Il problema risiede in ogni fase nell’attuale processo di rappresentanza (tutto ciò che sta prima e dopo le elezioni). Ovvero, ad una analisi più superficiale, il problema risiede in primo luogo nella assoluta mancanza di una corretta (realmente democratica) fase di preparazione delle liste, e di campagna elettorale. E successivamente, di  “gestione” del rappresentante da parte del Cittadino (di esercizio, da parte del Cittadino, della sua Sovranità durante la legislatura).

Si tratta quindi di riportare la rappresentanza ai Principi democratici: devono essere i Cittadini ad esercitare la Sovranità, e quindi a scegliere il Candidato e a gestire le azioni del Rappresentante sono subordinate alla volontà del cittadino.

Si deve però riflettere su un fattore determinante: una reale riforma deve essere il frutto di un ripensamento dell’intero quadro dell’attuale Sistema istituzionale. Come sosteneva Einstein, quando, dopo ripetuti tentativi di soluzione di un problema, un sistema continua a non funzionare, è necessario andare a rivedere l’applicazione dei suoi Principi di funzionamento, e quindi riadattare tutti i meccanismi di funzionamento a tali Principi (sostanzialmente: non serve modificare alcune parti del Sistema, ma esso va riprogettato partendo dalle fondamenta).

Nel caso del sistema di Rappresentanza si tratta di andare vedere, a monte, cosa significhi veramente “esercizio della volontà del Cittadino”.

Modificare alcune parti del Sistema istituzionale attuale, come si vuole fare con l’introduzione del quorum, sostanzialmente, non cambierebbe le cose. Poiché in questo modo si continuerebbe ad adottare l’attuale ruolo “passivo” del Cittadino. Ovvero l’attuale modello di “Democrazia del consenso” nel quale il Cittadino non ha nessuna reale possibilità di esprimere la sua volontà (esso gode unicamente della “possibilità” di dare il proprio consenso a scelte già effettuate da altri).

Per riportare l’attuale Democrazia al modello di reale Democrazia (Democrazia dei Cittadini – non parliamo ancora di una Democrazia diretta, ma di una Democrazia realmente rappresentativa) è necessario ribaltare letteralmente i termini della attuale rappresentanza.

Se oggi sono i Partiti a scegliere il Programma elettorale, il Candidato, le azioni specifiche del Rappresentante durante la legislatura (in tale contesto il Candidato, poi Rappresentante, non è che una emanazione del Partito politico), nel nuovo contesto

si ripristinano i ruoli della reale Democrazia rappresentativa:
il Candidato-Rappresentante è “un dipendente” dei Cittadini

(un semplice “rappresentante” che rappresenta, appunto, il volere del suo “cliente”).

Ciò significa che nel nuovo contesto il Rappresentante conta poco o nulla: esso deve unicamente possedere una conoscenza “tecnica” dei meccanismi di government (come l’avvocato deve conoscere i meccanismi di funzionamento dei Tribunali – il ruolo del Rappresentate è, sostanzialmente,  molto simile a quello dell’avvocato in una class action: esso deve seguire la volontà dei suoi “clienti”).

Una appunto:  l’Iniziativa Rappresentanza 2.0 si occupa anche di una questione di fondamentale importanza, oggi per lo più ignorata: il Candidato deve avere  una formazione tecnica adeguata.

Nel nuovo modello di Rappresentanza o partecipata si ribaltano i meccanismi di scelta elettorale: sono i Cittadini che in primo luogo creano il loro Programma elettorale (la pianificazione della soluzione dei loro problemi), e poi scelgono un Cittadino “tecnicamente” in gamba che possa agire in modo efficace durante la legislatura.

In altre parole, nel nuovo modello di rappresentanza non vi è più il problema di scegliere un Candidato in base alle “sue idee”, poichè le idee sviluppate nel processo di Government sono qui, dall’inizio (sia nel programma iniziale, sia nelle azioni quotidiane di government), quelle dei Cittadini.

[] I MODELLI DI DEMOCRAZIA DIRETTA

Riassumendo, il problema che è alla base della Social-democrazia è la mancanza di una reale rappresentatività dei Cittadini. Condizione che  porta ad uno scollamento dei governanti dai governati. E di conseguenza agli attuali problemi di fallimento economico della Nazione,  inefficacia dei servizi, ecc …

Per poter uscire dalla attuale crisi della Democrazia europea è quindi necessario in primo luogo ripristinare la reale rappresentatività nel government della Democrazia europea.

la Democrazia moderna non permette una reale deliberazione

Uno dei problemi di fondo è che la Democrazia è definita come sistema deliberativo (dovrebbe esserlo, “in teoria”). Ma, all’atto pratico, non lo è.

Oggi si dice deliberare per indicare l’azione di decisioni prese nel government di una nazione (o di una istituzione democratica locale). La delibera è infatti attualmente la decisione di tale organo.  « Una deliberazione (nel linguaggio comune anche delibera), in diritto, è l’atto giuridico imputato ad un organo collegiale, costituito da una pluralità di persone, e non a queste singolarmente.»  (Wikipedia).

Deliberare:  «Stabilire, risolvere, venire a una determinazione o comunque esprimere una volontà, una decisione, dopo opportuna discussione o ponderazione; si dice in partic. di decisioni prese collegialmente»  (Treccani). Oggi si ha una falsa deliberazione poiché non è affatto la collettività .. .

Vedi anche
● Comunità urbane autogestite, e ● Urbanistica partecipata
(è una specie di trilogia) ● progetto sussidiarietà
basati sulle stesse basi ● LB-IRDB_MovTras_©__analisi-DemocraziaDigitale

i fondamenti della Democrazia

Si tratta quindi di riportare la Democrazia ai principi (e funzionalità) delle sue origini.

Ricordiamo che la Democrazia nel suo modello originario non fa altro che riprendere i principi della “comunità dell’uomo” originaria: il  Villaggio (le Nazioni che si ispirano a modelli successivi a quello dalla Democrazia originaria, ateniese, come quello della Social-demcorazia, in realtà proprio non possono essere definiti  Democrazia, poiché essi della Democrazia contraddicono il modello originario).

  Ovvero la Democrazia viene definita su quelli che, nella “saggezza tradizionale”, erano ritenuti essere i principi della Società civile.

Più nello specifico

la Democrazia si basa sull’idea che solo in un sistema sociale in cui le persone sono responsabili di se stesse,  si può avere una effettiva qualità della vita.

In altre parole, secondo la “saggezza tradizionale” (ed il Modello democratico originario), la società può funzionare solo quando (“sono padroni (di fare) ciò che desiderano in casa propria”).

O, di contro, quando una società è governata da una persona, o un gruppo di persone che  pretendono di operare “per il bene degli altri”, presto tale bene vien a mancare (nella migliore delle ipotesi si produce inefficienza  degli interventi e sviluppo di “interessi privati” in conflitto con gli interessi pubblici).

Dal concetto di responsabilità delle persone
nasce, appunto,
il Principio fondamentale della Democrazia moderna:

il Popolo è il Sovrano (è il popolo che comanda).

Principio in realtà completamente disatteso, per ragioni di opportunità politica, all’atto pratico dalla Social-democrazia.

Una breve precisazione storica: la grande rivoluzione della Social-democrazia, che ribalta, appunto, i Principi della Democrazia originaria, nasce con la Rivoluzione francese (con i Giacobini). Da allora, nella Democrazia europea, il Popolo viene sostituito nella Sovranità da una “classe” di persone “più intelligenti” (mentre nella Monarchia la sovranità era giustificata per “diritto divino”, nella attuale concezione Social-democratica l’accentramento della sovranità nelle mani di una “classe dirigente” viene giustificata con una non meglio precisata “superiorità antropologica”).

( capitolo in via di sviluppo )

  1. Segue “i modelli di democrazia diretta”       

●  RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE DIRETTA

questo è da publbicare subito

come è possibile definire (ri-definire)
una reale Rappresentanza:
la rappresentanza parlamentare

Non è facile immaginare che vi sia la possibilità individuare modelli di government alternativi a quelli della Social-democrazia. Ma è sufficiente guardare qualsiasi fiction ambientata nelle Town USA per rendersi conto di come, in realtà, esistano ancora oggi modelli di reale Democrazia egregiamente funzionanti (che definiscono una dimensione nella quale le persone sono libere dalle coercizioni della Social-demcorazia, e sono in grado, senza dover utilizzare intermediari politici, di badare a se stesse creando servizi efficaci e producendo spese sostenibili)

Per comprendere inoltre come sia possibile avere una migliore rappresentanza parlamentare, dobbiamo tener conto di quanto illustrato in altro punto: in una reale Democrazia le azioni da concertare (le spese) relative ad un contesto sovra-locale (nazionale) sono estremamente inferiori rispetto alle spese attuali.

La necessità di un recupero della Partecipazione

Un considerazione di fondamentale importanza:

il “voto” determinante in Democrazia
non è, come si pensa oggi, quello esercitato nella elezioni,
ma è quello che si svolge continuamente in Parlamento

 (dove si decidono le azioni/spese da effettuare). Il voto delle elezioni è in realtà, più che di voto democratico, di una forma di delega.

Questa concezione è andata perduta: oggi l’attenzione dei Cittadini è focalizzata sulle Elezioni, e si perde quindi completamente l’idea di partecipazione dei Cittadini al government. Cosa che conduce, appunto, la Democrazia europea nella attuale condizione di profonda crisi.

Per uscire dalla attuale crisi della Democrazia europea è quindi in primo luogo necessario ripristinare una condizione di partecipazione dei Cittadini al Government.

A questo fine con Iniziativa Riforma dal Basso si è concepita una nuova forma di rappresentanza che possa riportare la dimensione partecipativa nella Democrazia europea: la “rappresentanza partecipata”. Attraverso un processo di dis-intermediazione del government (e di crescita della consapevolezza dei Cittadini rispetto alle modalità di partecipazione effettiva).

 Un processo nel quale anche i Cittadini che si sentono meno ferrati in materia politica si sentano coinvolti nelle forme più semplici del Government partecipato della Rappresentanza o partecipata.

La questione della Rappresentanza

Per poter definire una forma di rappresentanza più vicina ai principi della Democrazia reale è necessario in prima istanza chiarire cosa si intenda con il termine rappresentanza: cosa rappresentano in realtà i rappresentati (in Parlamento, Comune, ecc …).

I Rappresentanti in Democrazia sono i rappresentanti delle persone. Ovvero sono individui incaricati dai rappresentati (gli elettori) di sostenere presso le pubbliche assemblee le loro istanze (le loro volontà).

Questa è la definizione legale del rappresentante. Ed è il proposito della Democrazia reale.

E le istanze dei Cittadini che i Rappresentanti devono portare in Parlamento sono  richieste di soddisfazione di bisogni reali. Molto lontane da quelle istanze ideologiche portate in Parlamento dai partiti politici: traguardi generali che quasi mai sono in relazione con specifici bisogni del momento delle persone (un Sindacato di categoria può forse rappresentare delle istanze di Cittadini, ma un partito politico non è proprio attrezzato a tale fine).

Un Partito è oggi legato solo a livello demagogico a bisogni specifici dei Cittadini. “Istanze” cavalcate durante le campagne elettorali, che però, come richiede la nostra Costituzione (che attribuisce libertà d’azione dell’eletto rispetto alla volontà degli selettori) sono lasciate da parte dopo le elezioni.

La dimensione locale è qualità imprescindibile da una reale rappresentanza democratica

Rappresentare le persone, ossia le loro istanze, significa per lo più rappresentare un territorio specifico (possono esserci istanze condivise a livello nazionale, ma per questo vi possono essere accordi tra “partiti locali”).

La dimensione locale della rappresentanza (ovvero una dimensione nella quale il rappresentante rappresenta le istanze di un territorio specifico)  è l’unico modello di Democrazia, come è testimoniato dalla Democrazia originaria (qualsiasi alternativa a tale modello allontana il government da una reale dimensione democratica), e dall’eccellente funzionamento delle Town USA.

Ma la dimensione di rappresentanza locale è anche quella ottimale per almeno due ragioni:

1) solo nella dimensione locale è possibile ricuperare l’originale concezione di politica (ancora oggi adottata nelle Town USA) nella quale il government non è altro che l’attività dei  Cittadini per gestire se stessi (il loro territorio).

Ricordiamo che nelle piccole cittadine di provincia USA, come era nella Democrazia originaria, non vi sono “istituzioni” governative come è in Europa, ma i Cittadini sono essi stessi le Istituzioni (non vi sono rappresentanti, ma i Cittadini partecipano direttamente alle assemblee amministrative della cittadina). E spesso i Cittadini svolgono essi stessi direttamente le opere pubbliche ed i servizi di assistenza sotto forma di volontariato, come avveniva sino a pochi anni or sono anche nelle zone rurali europee (si tenga conto che tale volontariato è possibile perché in tale contesto,  nel quale le tasse sono minime se non nulle, non si è costretti, come si è in Europa, a lavorare  molto più di metà del prorpio tempo per pagare le tasse).

Un modello di questo tipo, anche portato ad un livello di government nazionale (con gli opporutni adattamenti), diviene più efficiente ed estramamente più economico del sistema di government parlamentare della Soical-demcorazia.

Quindi solo partendo da tale dimensione di Government locale (a) vi può essere una reale consapevolezza delle istanze discusse dal Rappresentante in Parlamento.

Ed inoltre, in tale dimensione, come si vedrà, si ha  una drastica riduzione dei costi della politica.  

2) solo la dimensione locale, inoltre, vi può essere il dialogo diretto con il Rappresentate parlamentare necessario a sviluppare una reale rappresentanza. Nello scenario previsto nel progetto Rappresentanza 2.0 si ottiene una condizione nella quale i Rappresentanti passano gran parte del tempo nel territorio da essi rappresentato. Ed in questo modo essi possono continuamente ricevere input dalla base degli elettori; e possono essere monitorati nelle loro azioni.

 Si tenga conto che nel nuovo scenario di Rappresentanza partecipata cambia radicalmente la condizione del Parlamentare che oggi vive per lo più nella capitale, lontano dalla realtà locale del suo collegio elettorale: il problema di fondo è che oggi i Parlamentari non solo divengono dei professionisti della politica “a vita”, ma molti di loro, soprattutto quelli di area socialdemocratica, hanno esercitato quella attività fin da giovani, rimanendo da allora da sempre confinati fuori dal mondo reale (sono sempre vissuti nelle dimensione parassita delle persone “sovvenzionate” dallo Stato).

Con il modello di Rappresentanza partecipata il Rappresentante vive gran parte del tempo a contatto con i suoi elettori .Ciò è possibile grazie, tra le altre cose, al fatto che, a livello parlamentare,  vengono utilizzati mezzi di comunicazione multimediale interattiva per riunioni, assemblee e votazioni a livello parlamentare).

Per tali ragioni, anche per il government a livello nazionale non si può prescindere dal principio fondamentale della reale rappresentanza delle istanze (ossia della volontà) dei cittadini sul territorio. In altre parole

in una reale Democrazia il Parlamento deve mantenere, pur in una dimensione centralizzata, la funzione della rappresentanza locale.

Ciò non è lontano dalla concezione attuale, nella quale il Rappresentante è (in teoria) legato al suo Collegio elettorale: si tratta quindi solo di attuare una modalità che oggi è espressa solo sulla carta, ma mai realizzata.

Come si può realizzare tale modello di rappresentanza partecipata?

Per comprendere come quanto espresso in precedenza possa essere effettivamente realizzabile, dobbiamo in primo luogo considerare che nel nuovo scenario la mole di lavoro svolto in Parlamento è estremamente inferiore a quella attuale (poiché in una reale Democrazia, ovvero dove si opera per soddisfare effettivamente i bisogni delle persone, la maggior parte delle azioni vengono decise a livello locale). Ovvero in una dimensione realmente democratica le azioni concordate a livello sovra-regionale sono semplicemente degli accordi tra realtà locali (Regioni, Province).

In ogni caso, ammettendo che continui ad essere necessario un Governo centrale (Nazionale), esso non può, appunto, prescindere dai principi illustrati in precedenza. Principi che prevedono innanzitutto che i Cittadini possano scegliere liberamente “sul territorio” la persona che sarà il rappresentate delle loro istanze (un “Rappresentante diretto”, in continuo contatto con essi).

………

……….

( tecnicamente … )

Operativamente, si noti, la nuova forma di rappresentanza partecipata delle istanze locali può essere sviluppata (in Italia) mantenendo le attuali dimensioni numeriche del Parlamento (pur ottenendo, nella nuova modalità,  notevoli risparmi).

Si deve infatti tener presente che la Camera dei Deputati ha più di 600 deputati, e che le Province italiane sono poco più di 100. Quindi in una condizione di reale rappresentanza locale ogni provincia, mantenendo l’assetto attuale, può inviare in parlamento 6 Deputati.

Ciò significa che nel nuovo scenario ogni realtà locale direttamente rappresentata in Parlamento  corrisponde ad 1/6 di una provincia attuale (ad una cittadina di provincia: si pensi a “Town” come Ivrea, Susa, Cortina d’Ampezzo, ecc …).


1 la Treccani riporta un caso esplicito: “Per analogia, condominio internazionale, situazione nella quale si trova un territorio sottoposto alla sovranità di due o più stati”

► ► New Politics:
PERCHÈ UN NUOVO MODELLO
DI LISTA CIVICA

Il presente documento fa parte del Progetto Iniziativa Rappresentanza 2.0 (Rappresentanza partecipata), il quale a sua volta fa parte del progetto più generale Iniziativa Riforma dal Basso (piattaforma Web e nuove metodologie per una New Politics sviluppata Direttamente dai Cittadini).

Alla pagina lucabottazi.com  è possibile scaricare vari documenti che illustrano il Progetto.

Si delinea qui una Lista Civica di forma completamente nuova, che permette di sviluppare l’azione del Rappresentante eletto in base alla reale volontà dei Cittadini promotori della Lista.

  1. Documento  aggiunto come appendice all’introduzione di Rappresentanza 2.0

Perché è indispensabile un nuovo modello di rappresentanza?

La Politica oggi è assolutamente improduttiva (incapace di effettuare le riforme che sono necessarie ad un sistema democratico in crisi sempre più profonda).

La Politica è attualmente inefficace nelle tre tipologie oggi in auge:

  • la Politica dei Partiti: i Partiti sono divenuti, un po’ per una loro predisposizione originaria, un po’ per una graduale “selezione meritocratica al contrario”, una forma irrimediabilmente “parassitaria” di politica. Chi opera nei Partiti oggi è un “Politico di professione” nel senso che se abbandona l’attuale “gioco della Politica” finisce sul lastrico (non sa fare altro). E’ una trappola pensare che gli attuali Partiti possano cambiare: come i Dinosauri, purtroppo per loro, devono morire, per lasciare il posto a nuove forme di Politica.

  • la Politica sviluppata direttamente dai Cittadini in alternativa a quella  dei Partiti, come quella delle Liste civiche, la quale è teoricamente (solo teoricamente) l’unica vera forma di politica democratica, segue in realtà la stessa filosofia e le stesse finalità dei Partiti (anche se un modo “furbo”, per catturare la massa dei “delusi” dai Partiti, non fa altro che esprimere un “voto contro”).

  • la Politica “di base” dei Comitati spontanei di Cittadini, la quale è effettivamente una forma di Politica democratica, “senza compromessi”, e che, proprio perchè totalmente esterna alle Istituzioni (all’azione Assembleare di Parlamento, Comune, Circoscrizione, ecc ..), non riesce ad avere nessuna reale efficacia.

Per queste ragioni si pensa si debba attuare un modo di fare Politica radicalmente nuovo.

Tale modalità è indicata, nei termini più generali, nel Progetto Iniziativa Riforma dal basso, il quale  definisce un modo di fare la Politica praticato direttamente dai Cittadini. E nel complementare Progetto Rappresentanza 2.0, che definisce un nuovo modello di “rappresentanza partecipata”, nel quale il rappresentante eletto dipende direttamente, in tutto e per tutto, dagli Elettori [i documenti sono scaricabili alla pag.  lucabottazzi.com]

L’importanza strategica del nuovo modello di Rappresentanza partecipata risiede nel fatto che esso non si limita a definire una corretta “dipendenza” del Rappresentante eletto nei confronti dell’Elettore. Ma al fatto che

tale modello reintroduce nella Democrazia attuale
la qualità fondamentale della Democrazia:
LA CAPACITÀ DA PARTE DEL CITTADINO DI PARTECIPARE
AL GOVERNMENT DELLA COSA PUBBLICA.

ç_potere deliberativo

Di fatto, cioè, con appositi strumenti e nuove metodologie (assolutamente compatibili con le leggi attuali), l’Iniziativa mette in mano ai Cittadini il Potere deliberativo che ad essi, in Democrazia, va attribuito.

Questa qualità, il Potere deliberativo, è proprio ciò che manca oggi ai Comitati spontanei di Cittadini.

qualche considerazione sul Potere deliberativo

Si tratta di mettere in mano ai Cittadini il Potere deliberativo, che, sostanzialmente, è la possibilità del Cittadino di esprimere la sua volontà nelle questioni di Government della Cosa pubblica.

Il fatto è che il Potere deliberativo implica un “processo deliberativo” che non si determina unicamente nell’azione del Voto (in questo caso il voto in Assemblea da parte del Rappresentante), la quale è, anzi, un aspetto marginale del processo.

Il processo deliberativo ha infatti i suoi aspetti più significativi nelle fasi che precedono la votazione: informazione (il Cittadino si informa sulle questioni da trattare in Assemblea), dibattito (il Cittadino mette a punto le proprie opinioni confrontandole con quelle degli altri). Solo quando il “Cittadino informato” avrà raggiunto una sufficiente “consapevolezza politica”, infatti, il voto da lui espresso avrà un effettivo valore (il voto sarà effettivamente l’espressione della sua volontà; o meglio rappresenterà veramente di un bisogno interno alla comunità sociale).

L’Iniziativa Rappresentanza 2.0 è finalizzata, oltre che a fornire al Cittadino uno strumento che gli permette di esprimere direttamente la sua volontà in assemblea tramite il suo Rappresentante, anche, ed  è più importante, a stimolare i Cittadini ad interessarsi delle questioni politiche che li riguardano più direttamente. Si persegue questo obiettivo portando alla loro attenzione le questioni della Politica “reale” (le questioni che essi toccano sul mano sul territorio), e mostrando ad essi quale sia la loro responsabilità nel Government del territorio (ovvero mostrando ad essi quanto le cose oggi debbano essere cambiate, e quale sia il loro Potere di cambiare effettivamente le cose).

Questa azione propedeutica alla “Politica dei Cittadini” è una operazione necessaria poiché i Cittadini abbandonino l’idea, attualmente inculcata in loro dalla “propaganda socialdemocratica”, del “io tanto non so fare Politica, e quindi la devo lasciar fare ad altri”.

Si ricorda che il progetto Iniziativa Rappresentanza 2.0 mette a disposizione dei Cittadini non solo  strumenti  di comunicazione diretta tra elettori e Rappresentante, ma anche strumenti di “Informazione dal basso”  (facilmente gestibili dai Cittadini) e di dibattito tra Cittadini.

alcune qualità della Proposta

La presente proposta di Lista Civica di nuova concezione nasce quindi da una analisi delle qualità mancanti alle Liste civiche attuali (e della difficoltà per i Comitati spontanei di sviluppare le reali potenzialità della Politica dei Cittadini).

Cosa manca alle Liste civiche ed ai Comitati spontanei affinchè si possa sviluppare, in Italia, una efficace azione di Politica dei Cittadini?

Per quanto riguarda le Liste civiche, oggi manca una reale “dipendenza” del loro Rappresentate  dagli elettori. Cosa che mette, all’atto pratico della attività assembleare, tali liste sullo stesso piano di quelle tradizionali, gestite dai Partiti politici (in sostanza: la Politica dei Movimenti che stanno dietro alle Liste civiche non è una vera “Politica dei Cittadini”, ossia non è una vera Politica democratica – tali movimenti nascono quasi unicamente per sviluppare una azione “mediatica” finalizzata a carpire la buona fede dei Cittadini scontenti della Politica tradizionale).

Per quanto riguarda i Comitati spontanei, manca invece una rappresentanza effettiva, ossia la possibilità di esprimere con efficacia la loro volontà (oggi la loro azione rimane per lo più un “fastidio” per le Istituzioni), e quindi  manca ad essi la possibilità di sviluppare azioni realmente efficaci.

Il problema di fondo è che i Comitati spontanei, pur effettuando l’unica vera forma di  Politica democratica (sono gli unici propugnatori di una Politica che, essendo sviluppata dai Cittadini stessi, potrebbe portare ad una reale soddisfazione dei bisogni dei Cittadini), avendo essi scartato a priori la possibilità di dotarsi di qualsiasi forma di Potere effettivo,  rimangono al più una forma di  Potere consultivo che nella fase attuale di Democrazia rappresenta poco meno di un optional.

In questa loro dimensione i Comitati spontanei finiscono per dipendere dal gioco dei Partiti, poiché rinunciando ad ogni forma di potere effettivo, essi non possono che riporre le loro speranze su di una “riforma” dei Partiti   (essi si basano su di una impossibile, a mio avviso, possibilità che i Partiti prendano coscienza di essere usciti dai binari della vera Politica democratica). Ricadendo, appunto, in questo modo, nella trappola della paternalistica creata dalla informazione mediatica socialdemocratica (e dall’educazione scolastica) con la quale si sono portati i Cittadini a credere che non si possa vivere senza la guida dei Partiti nella configurazione attuale (un “padre padrone” che può garantire il nostro benessere).

Il problema è che Comitati spontanei in questo modo, a mio avviso, si lasciano confinare dai Partiti istituzionali in una dimensione di “limbo” nella quale essi divengono per i Partiti una utile (e “innocua”) valvola di sfogo per alcune fasce di Cittadini più propensi a contestare la Politica attuale (un ulteriore problema è che una parte di tale fascia di Cittadini è ultimamente catturata dalla demagogia delle attuali Liste civiche, che promettono ad essi un “potere effettivo”).

Si dovrebbe inoltre riflettere sul fatto che, in ogni caso, se anche i Comitati spontanei nella loro caratterizzazione attuale riuscissero, alla fine, a rendere effettiva la loro azione, essi rimarrebbero comunque null’altro che una spina del fianco delle Istituzioni, ma non sarebbero mai in grado di concretizzare, a causa della mancanza di un reale “Potere deliberativo”, una reale politica costruttiva; ovvero non sarebbero comunque mai in grado di contribuire a migliorare la gestione del territorio (in assenza di un effettivo potere deliberativo, essi possono solo tentare di opporsi ad iniziative istituzionali, ma non possono portare avanti iniziative costruttive nate dalle reali esigenze dei Cittadini – l’Iniziativa Rappresentanza 2.0 mette in mano ai Comitati spontanei strumenti per organizzare le idee dei Cittadini, e per esporle nelle Assemblee istituzionali).

la qualità necessaria: la “blindatura” del Potere dei Cittadini

Certo, l’idea di fondo per la quale i Comitati spontanei rifiutano, come i Monaci di un tempo, qualsiasi contaminazione con il potere istituzionale, è assolutamente legittima: entrare nel “Sistema” del potere politico significa, per lo più, finire invischiati in una dimensione che porterebbe i Comitati a snaturare Filosofia e Fini; ossia a perdere le qualità genuine della loro forma di Politica (reale Politica democratica, ovvero Politica dei Cittadini).

In tale dimensione infatti si finisce immancabilmente a coltivare interessi che esulano dagli originari interessi “della gente”. Per lo meno si finisce immancabilmente per dover lavorare più per il movimento in sé che per le cause che questo dovrebbe portare avanti; per arrivare a “compromessi politici” che alla lunga annullano il valore della originaria Politica dei Cittadini.

Ma si noti, questi problemi sono per lo più legati alla forma di rappresentanza attuale.

Nel modello Rappresentanza 2.0 si tiene conto di tale rischio e si “blinda”, con vari espedienti,  l’azione del Rappresentante (ovvero l’azione del Comitato che lo “gestisce”) in modo da rendere impossibile una “deriva politica” di tale azione.

[i dettagli della breve sintesi che segue si trovano nel documento “Rappresentanza 2.0” scaricabile alla pagina http://iniziativariformadalbasso.blogspot.it/ ]

Ciò avviene in primo luogo con il Vincolo del contratto di valore legale che, “tagliando la testa al toro”, permette ai Cittadini che hanno presentato la Lista di revocare il mandato del Rappresentante  (mandato che viene attribuito a successivi Candidati in lista).

Altri vincoli sono contenuti in vari contratti che annullano il Movimento-Comitato nel caso in cui esso esca dai binari prestabiliti dai Cittadini (sostanzialmente le persone all’interno del Movimento hanno “le mani legate” dai vincoli contrattuali: esse non contano nulla; contano solo le singole cause che vengono sviluppate quotidianamente dalla base dei Cittadini, attraverso gli strumenti “neutri” messi loro a disposizione – in pratica non esiste nemmeno un vero Movimento, o Leader, ma soltanto dei micro-Comitati gestiti direttamente dai Cittadini che vivono solo in funzione di cause specifiche),

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