Articolo 5 su 6 del fascicolo Rules of Governance

Il problema: l’attuale percorso di “riforme” propone “tagli” e sacrifici (come si è detto, non si tratta di reali riforme, ma solo un modo di cambiare alcuni dettagli per mantenere lo status quo generale). Questo percorso è destinato a fallire poiché, appunto, in tal modo non si arriva a toccare il problema alla radice.

E’ quindi necessario uscire da questa dimensione.

Non si propone qui una operazione demagogica, una sorta di pensiero positivo con il quale si propongono tagli sotto una visione edulcorata:

è sostanzialmente possibile uscire
da una dimensione di austerity
SE SI ATTUA UN APPROCCIO REALMENTE DEMOCRATICO
al problema della crisi

della Democrazia europea.

É infatti possibile, laddove oggi si ottiene sostanzialmente un peggioramento della qualità della vita (in nome di una speranza di cambiamento alla quale gli elettori non credono più), se si adottano le opportune misure, avviare un processo di miglioramento di qualità della vita (tangibile nell’immediato).

Dimensione che, tra le altre cose, porta ad un engagement spontaneo dei cittadini, ed allo sviluppo di un processo spontaneo di creatività (dal basso), che è essenziale per poter sviluppare un percorso di ri-progettazione del sistema democratico che riesca effettivamente a migliore le cose.

Per comprendere come ciò sia possibile è innanzitutto necessario comprendere come oggi si approcci il problema partendo da una visone limitata della questione: si pensa preconcettualmente – semplificando in modo estremo la questione – che il sistema di soddisfazione dei bisogni dei cittadini si sviluppi primariamente in una dimensione prettamente economica (dimensione nella quale sembra effettivamente inevitabile perseguire una via di austerity).

Ma in realtà

1) inevitabili sono i tagli alle spese, e non l’austerity (è necessario diminuire le spese, ma non per per questo deve necessariamente peggiorare la qualità della vita, ossia i servizi).

Ciò perchè

2) i tagli alle spese possono essere assolutamente indolori se si propongono alternative a servizi e benefit che vengono toccati dai tagli (servizi interni alle PA e verso i cittadini, sussidi, esenzioni, ecc …).

ç_welfare 2.0

Si parla di alternative a servizi e benefit concepite in una dimensione sostanzialmente differente da quella attuale: una dimensione di Welfare 2.0 nella quale si ottiene contemporaneamente un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, ed una notevole riduzione delle spese.

Notiamo che una reale riduzione delle spese corrisponde già ad una miglioramento della vita dei cittadini grazie al “denaro liberato” dalle imposte.

La necessità di utilizzare le risorse naturali già presenti sul territorio

Questo miglioramento a fronte dei tagli è possibile grazie, tra le altre cose, dall’utilizzo di risorse presenti sul territorio (una pratica delle comunità umane oggi caduta in disuso).

Si tratta di un recupero di risorse oggi non più prese in considerazione dalle politiche amministrative (politiche dall’alto che hanno portato, appunto, ad un accentramento delle attività di soddisfazione nelle strutture della PA). Un percorso nel quale si arrivati successivamente ad un decentramento di tali attività in modalità di “outsourcing” (non più verso le risorse naturali presenti sul territorio, ma verso aziende esterne),

Nella nuova modalità di Welfare 2.0 si utilizzano al meglio le risorse sul territorio: un recupero di risorse che rappresentano un importante valore per i cittadini dell’area, le quali tradizionalmente costituivano una sorta di Welfare spontaneo. Tali risorse cono costituite da:

1) persone: le quali dispongono di competenze professionali e abilità specifiche (molti cittadini hanno importanti competenze professionali); di competenze legate ad esperienze affrontate in passato (si tenga conto che studenti e pensionati, hanno tempo libero a disposizione che dedicherebbero volentieri alla comunità).

2) risorse materiali come spazi sul territorio oggi inutilizzati (vedi Placemaking)

Questo apporto delle competenze dei cittadini avviene nelle modalità indicate dalle “nuove pratiche” e dai trends che stanno oggi diffondendo a livello sociale (spesso con il supporto del Web). Tutto ciò è basato sul crowd (vedi, ad esempio, crowd-sourcing, crowd-funding, il volontarismo profuso nell’Open Source).

Si tenga conto che con la direttiva sulla Sussidiarietà si era già inquadrato il problema nei primi anni novanta: una direttiva che indicava la necessità, per la PA, di sviluppare servizi, appunto, solo laddove i cittadini non fossero in grado di soddisfare da sé.

La Sussidiarietà prevedeva, appunto, già 25 anni or sono, la necessità di indurre a livello locale forme di auto-soddisfazione dei bisogni come antidoto al fallimento del Welfare (spese insostenibili ed inefficacia dei servizi). Con essa si indicava la necessità di ribaltare la situazione del “Welfare dall’alto” (ancora oggi in auge), nel quale lo Stato si occupa di soddisfare un numero sempre maggiore di bisogni del cittadini.

Alcune qualità del nuovo approccio

Attuando il nuovo approccio è appunto possibile avere, parallelamente ai tagli delle spese, un miglioramento della qualità della vita sul territorio (dal punto di vista operativo, per le PA, un miglioramento dei servizi). Superando quindi il problema delle rinunce (austerity) prospettato dai piani di riforma attuali.

Tale processo può essere sviluppato inducendo nella società alcuni fattori:

1) in primo luogo la responsabilizzando il cittadino rispetto ai servizi, cosa che permette di ottenere:

A) un utilizzo dei servizi più responsabile.

B) capacità del cittadino di contribuire in prima persona alla soddisfazione dei suoi bisogni direttamente (come per la cura di un malessere non grave senza ricorrere al medico di base, o al pronto soccorso) o ricorrendo a network di assistenza solidale.

2) creando strutture e processi che permettano di sfruttare al massimo le risorse disponibili sul territorio (e diffondendo una cultura dell’assistenza solidale)

Come si è detto, l’associazionismo sussidiato (o imprenditoria sociale) permette di utilizzare in modo egregio le potenzialità ora inutilizzate.

Come illustrato in altri documenti (come “Oltre la Social-democrazia” e “Introduzione alla Democrazia diretta”) tali potenziali sono ora inutilizzate per una scelta dell’attuale Sistema di governance, che penalizza le risorse naturali sul territorio per poter avere un controllo assoluto, “monopolistico” sui servizi.

RIQUALIFICAZIONE DELLA SPESA PUBBLICA: INVESTIMENTI E NON SPESE

ç_spesa come investimento

Alcune considerazioni rispett alle spese

Come si è detto è necessario uscire dalla attuale dimensione di austerity, di rinunce: è effettivamente possibile diminuire le spese aumentando la qualità dei servizi cambiano l’approccio alla soluzione dei problemi (vedi il punto “Sanare, non mettere delle pezze”)

Per ottenere tale risultato è comunque necessario

rivedere il concetto di spesa pubblica:

riqualificando la spesa pubblica; riqualificazione è un termine nel quale si sottolinea la qualità dell’intervento (non la quantità). Ovvero si tratta di uscire dall’ottica monetarista, dalla concezione “economicistica” della società.

Riqualificazione significa cioè apportare un aumento delle qualità: aumentare il valore di ogni euro speso (valore .effettivo per l’utente del sistema-democrazia). Ciò può avvenire, appunto, attraverso le modalità descritte in questo documento.

Si tratta fondamentalmente di

ridefinire il concetto in sé di spesa:NON PIÙ SPESE MA INVESTIMENTI.

E’ necessario cioè adottare concetti legati al “mondo reale”, dove, quando vi sia una amministrazione accorta, efficiente, si spendono i soldi per attivare processi virtuosi che continueranno nel tempo ad apportare valore.

il concetto di investimento

La questione è, appunto, che per amministrare qualcosa nel mondo reale è necessario attenersi alle regole del mondo reale.

E nella PA, come in tutte le gestioni delle amministrazioni accorte,

non vi devono essere uscite puramente passive,ma uscite che creano un valore.Ovvero investimenti.

Il fatto è che non ha alcun senso far uscire il denaro (un valore) per “coprire delle spese” quando con lo stesso denaro è possibile fare molto di più: creare un processo virtuoso il quale creerà (all’infinito) nuovo valore.

Dovrebbe essere chiaro che se spendo 10.000 euro per rifare un giardino pagando un’Impresa, si tratta di una “pura spesa”. Se investo quei soldi in un modo che mi permetta di ottenere una dimensione di costi di gestione minori, e, contemporaneamente, una migliore qualità del giardino, si tratta di una “spesa virtuosa”. (ciò è possibile, appunto, coinvolgendo i cittadini in più livelli di partecipazione). 1

l’esempio della amministrazione di una famiglia

Ciò è chiaro quando si prende ad esempio il caso più semplice di amministrazione, alla portata del maggior numero di persone: l’amministrazione del denaro in una famiglia.

In una famiglia responsabile (che si sente responsabile del proprio destino) il genitore sa bene distinguere tra spese che danno risultati immediati ma estemporanei (come l’acquisto di una bella automobile) ed investimenti (che appunto sono in grado di produrre valore, denaro per molto tempo)

Vi sono cioè più livelli di investimenti:

1) investimenti su oggetti che rappresentano un valore effettivo per la famiglia: uscite di denaro, ad esempio, che permetteranno alla famiglia, un giorno di essere un proprietaria di un alloggio (cosa che permetterà, tra le altre cose, di lasciare la casa ai figli, e risparmiare denaro sull’affitto per pagare, ad esempio, per spese per l’educazione dei nipotini).

In questo casto la famiglia è consapevole che “coprire i costi” (come pagare l’affitto al proprietario di una casa) non sia affatto una buona “politica economica”. (come, a monte di tutto, sia necessario chiedersi se tali spese siano realmente necessarie; se siano possibili alternativi migliori).

In effetti la maggior parte delle persone che vive in una casa in affitto dirà che è una follia supporre che non sia indispensabile per lui spendere dei soldi per la casa che occupa in affitto (non è in grado di vedere alternative).

Preso dall’ideologia tale persona è realmente convinta di ciò, e non riesce a comprendere come, oggettivamente, acquistando un alloggio attraverso un mutuo una volta arrivato alla pensione non solo sarebbe proprietario di una casa di valore, ma avrebbe anche risparmiato in quanto a uscite in denaro rispetto ai pagamenti mensili dell’affitto.

Ma è importante comprendere come, sempre a livello familiare, vi sia una concezione più sottile dell’investimento: è quello del classico

2) investimento sulle persone che permette di avere un giorno un ritorno dalle persone sulle quali si è investito (che nel caso della famiglia è appunto un “investimento sui figli“).

Questi due livelli di investimento sono quelli che vanno presi in considerazione per la spesa pubblica:

1) investimenti in un processo che nel tempo svilupperà, di per sé, un valore (e non non spese “passive”).

2) investimenti sulle persone (i cittadini).

La necessità di adottare il concetto di investimento nella PA

L’investimento sulle persone, a livello sociale, lo si attua attraverso più modalità: creando strumenti e processi di partecipazione (di progettazione e gestione servizi partecipati); diffondendo una cultura della partecipazione (per aumentare il valore delle risorse disponibili sul territorio).

Questo cambiamento di concezione rispetto al concetto della spesa pubblica è determinante poiché determina un cambiamento di paradigma nella amministrazione della PA.

Più nello specifico comporta una ri-democratizzazione della governance, ridando spazio ad uno dei fattori di successo del sistema-democrazia: l’auto-determinazione delle persone (fattore caduto in disuso con l’affermarsi della Social-democrazia super-assistenzialista).

Auto-determinazione che, nel caso dei bisogni sociali, si determina in gran parte in una capacità di auto-soddisfazione dei propri bisogni da parte del cittadino.

Si tenga conto che già con la direttiva sulla Sussidiarietà si è suggerito che lo Stato deve intervenire solo laddove il cittadino non è – realmente – in grado di soddisfare da sé un proprio bisogno (eventualmente con il supporto della comunità). Mentre oggi vi è la condizione contraria: la Stato non interviene unicamente laddove il bisogno del cittadino proprio non può essere soddisfatto da terzi.

La necessità di esaminare l’effettiva necessità .. passività delle spese (esempi pratici

L’esempio dei rifiuti

– fondi con successivo “esempi .” -)

Un esempio significativo di come sia necessario passare dalla attuale situazione nella quale le spese servono a “coprire i costi” (di un sistema intrinsecamente insostenibile), laddove sarebbe invece necessario investire denaro per creare un processo virtuoso, è il caso dei rifiuti.

Oggi con un approccio miope si etichetta la questione come raccolta e smaltimento dei rifiuti senza cercare di guardare al contesto più vasto in cui è inserito il problema; senza andare a monte del problema (con un approccio da Problem solver) e cominciare ad investire realmente su pratices che permettano, a monte di tutto, di ridurre la produzione

Come detto in altro punto (“Sanare, non mettere pezze”) si tratta di prevedere un un cambiamento graduale nel quale si pongano, in alternativa alle modalità attuali (in questo caso l’attuale raccolta rifiuti) nuove metodologie (e “good pratices”) favorendo queste ultime in modo sempre maggiore.

Si tratta cioè di investire in atteggiamenti virtuosi dei cittadini che permettano appunto di risolvere il problema alla radice, riducendo la quantità di rifuti prodotti.


1 Vedi testo “Oltre la socialdemocrazia” capitolo “La questione delle Sussidiarietàcome recupero dell’Ordine naturale della società”

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